Oggi lo scrittore Carlo Grande parla di "Intelligente come un asino, intraprendente come una pecora" su "La Stampa" qui. Riporto di seguito il testo dell'articolo.
Nel vento di marzo un po' di follia
Capre e agnelli si mettono a ballare A volte usano i fossi come half-pipe da snowboard
Il vento di marzo si addice a Torino (mai tanto bella come quando è tersa), così come una certa vena di follia, che spazza l’ordine esatto delle vie e dei pensieri. Parlando di pazzia si devono citare capretti e agnelli (“Matto come una capra”, diceva mia nonna), che a Pasqua finiranno a migliaia sulle nostre tavole. Mangiarli non è peccato, dice la Chiesa, altri giurano che Gesù fosse vegetariano. Ma non è solo questo il punto. Il punto è che hanno un carattere balzano, sono esseri speciali e giocano anche loro.
In questo periodo dell’anno, ad esempio, nella stagione delle nascite, ballano, come tutti i cuccioli del mondo. Si divertono e intanto imparano. Ce lo ricorda Marzia Verona in un libro intitolato “Intelligente come un asino, intraprendente come una pecora” (L’artistica editrice), scritto da laureata in Scienze Forestali e ambientali e da esperta “sul campo”.
Marzia ha parlato, osservato, conosce storie di animali, di allevatori e di montagna. “I capretti sono più vivaci degli agnelli fin dai primi giorni di vita – racconta - rispecchiano la maggiore indipendenza delle capre e la loro tendenza futura a salire sempre più in alto rispetto agli altri componenti del gregge”. Ma giocano anche i vitelli e le mucche, gli adulti: “E’ comico e contemporaneamente commovente vedere a un tratto centinaia di pecore che si gettano giù per la collina”. Non è paura, è una corsa di gioia.
Capita anche che un agnello faccia avanti e indietro per le sponde d’un fosso, “usandolo come un half-pipe da snowboard, uscendo da un lato con buffe evoluzioni”. I ballerini appaiono così, agli occhi dell’allevatore, non solo macchine da latte, da lana o da reddito.
Marzia ricorda i cartoni animati che guardava da bambina: “Lì le pecorelle saltavano a piedi uniti verso l’alto. Non era fantasia del disegnatore – dice - quelle scene erano frutto della più attenta osservazione della realtà. Perché a volte la natura, quella vera, sa essere più bella di quella che immaginiamo e non c’è bisogno di ricorrere alla fantasia per raccontare una fiaba”.
Tutto quello che bisogna fare è aprire gli occhi e osservare, godendosi il vento primaverile. Può essere faticoso. “I compiti del vento sono pochi – scrive Emily Dickinson - sospingere navi in mare / insediare marzo, scortare maree”. Cose semplici o complicate? Dipende da noi, dal duende, dallo stato di grazia. Già è un mezzo miracolo sapersela godere, la natura.
Dopo l'invito alla lettura... l'invito è a Lanzo (Via Don Bosco 33) per questa sera ore 21:00 ed a Venaria, giovedì 25 marzo, ore 21:00, presso la sede CAI di Via Aldo Picco 24, ore 21:00.
martedì 23 marzo 2010
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